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Perché i quadri cadono di notte?

MAX: “.....Finchè in una serata di primavera, a metà strada tra Genova e New York, proprio in mezzo all’oceano:........ cadde il quadro!!” 

V: “Come sarebbe a dire che cadde il quadro?”

MAX: "Nonno, non te lo sei mai chiesto perché cadono i quadri? A me ha sempre colpito tutta questa faccenda dei quadri." 

V: "Ma che cazzo c'entra il quadro?" 

MAX: "C'entra!!... Perché a Novecento quella famosa notte andò come va per i quadri. 

Stanno su per anni e poi senza che accada nulla, ma nulla, dico, FRAM! Giù cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, però loro a un certo punto FRAM! Cadono lo stesso. Nel più assoluto silenzio, con tutto immobile intorno. Non una mosca che vola e loro FRAM! 

Non c'è una ragione. Perché proprio in quell'istante? Non si sa. FRAM! 

Cos'è che succede ad un chiodo per farlo decidere che proprio non ne può più? Ha un'anima anche lui, poveretto? Prende delle decisioni? Ne ha discusso a lungo con il quadro? Il chiodo? Erano incerti sul da farsi? Ne parlavano tutte le sere da anni e poi hanno deciso una data, un'ora, un minuto, un istante preciso? O lo sapevano già dall'inizio i due era già tutto combinato? Tra i due:

QUADRO: Guarda, io mollo tutto fra sette anni. 

CHIODO: Per me va bene. 

QUADRO: Allora, intesi per il 13 maggio?

CHIODO: Okay. A mezzogiorno. Facciamo mezzogiorno e tre quarti. 

QUADRO: D'accordo. Allora, buonanotte…..

E sette anni dopo, il 13 maggio, a mezzogiorno e tre quarti FRAM! è impossibile da capire. è una di quelle cose che è meglio che non ci pensi, se no esci matto! 

Quando cade un quadro.

Quando ti svegli un mattino e scopri che non la ami più. 

Quando apri il giornale e leggi che è scoppiata la guerra. 

Quando vedi un treno e pensi: "io devo andarmene da qui". 

Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio. 

Quando una sera in mezzo all'oceano Novecento alzò lo sguardo dal piatto, mi guardò negli occhi e... 'Domani a New York scenderò da questa nave' …..FRAM!" 


Dialogo, dal film, del 1998, di Giuseppe Tornatore “La Leggenda del pianista sull’Oceano”, tratto dal monologo teatrale di Alessandro Baricco “Novecento”.






Ieri notte, o dovrei dire mattina, perchè erano le 4 in punto, mi sveglio di soprassalto perchè sento un rumore secco, un tonfo dal bagno.

Realizzo immediatamente: è caduto ancora il quadro di Mario! (sì! Appendo i quadri in bagno) 

è la terza volta! E sempre di notte!


Ma perchè i quadri cadono di notte? 


Senza cercare motivazioni mistico-religiose (il chiodo è messo male, ma non mi va di stuccare e ribucare) inizio a pensare, a divagare, ad elucubrare….. Vabbè, in poche parole: Morfeo non mi abbraccia più e un pensiero dietro l’altro, il mio cervello si intreccia di negatività. Le questioni che durante il giorno risultano risolvibili, durante la notte sembrano insormontabili. Di giorno siamo più efficaci, di notte facciamo un ripasso dei compitini da fare e ci mettiamo il carico dell’ansia.

Il buio rende tutto più difficile. Oggettivamente di notte non puoi chiamare il cliente e spiegare il ritardo sulla fornitura o, peggio ancora, far controllare quel neo che ti preoccupa.

Freud sosteneva che le ansie notturne erano favorite da un “conscio” meno lucido, stordito dall’inattività, che lasciava spazio all’“inconscio”, la parte ancestrale, più fragile di noi, che subisce i pensieri senza difese. 

Inoltre il buio rappresenta le nostre paure, l’ignoto, il momento in cui muoversi è pericoloso... Muovere anche i pensieri.

La visione più attuale del problema, che è anche quella che mi piace di più, è chimica: la questione ormonale.

Pensiamo che i brutti pensieri ci procurino l’ansia, in realtà è proprio il contrario. L’ansia è uno squilibrio ormonale, il sistema endocrino, che regola i nostri livelli di energia sotto l’impulso del cervello, fa produrre cortisolo al surrene e FRAM!!:

Noi ci attiviamo!! Il corpo viene inondato di glucosio e grassi, ed è pronto per scattare… “Ma n’do vai???!!! Stai lì che fuori è buio!!!”

E quindi ri-FRAM!! Cade il quadro! Ansietta e sudorazione.
In sintesi, se resto sveglia perchè i miei ormoni sono fuori tempo e luogo, mi godo i pensieri! Quei voli pindarici nella negatività e nei drammi esistenziali sono frutto della chimica e non sono reali, come un film.


Quindi, conosci il tuo corpo e goditi lo spettacolo!


Ah! Nel film La leggenda del pianista sull’Oceano, Novecento passa la sua esistenza sulla nave e, quando decide di mettere i piedi a terra per vedere il mare da un'altra prospettiva, non trova il coraggio e resta sulla scaletta, nel “conosciuto”, tra gli 88 tasti del pianoforte. La paura dell’ignoto, di quello che “percepisce” infinito, lo paralizza. Se avesse avuto solo una vaga idea di cosa sono gli ormoni, si sarebbe fatto un giro….


26 mar, 2023
Si sente tanto parlare di Coaching negli ultimi anni, adesso anche nelle scuole, ma quando il Coach è la figura professionale di supporto idonea nel momento di difficoltà? Elenco alcune affermazioni che esplicitano preoccupazione e che indicano argomenti che possiamo trattare con un Coach: ho difficoltà a prendere una decisione vorrei cambiare lavoro ma non ho il coraggio vorrei cambiare lavoro ma non so dove candidarmi non riesco a risolvere un’incomprensione familiare ho senso di malessere quando entro in ufficio non riesco a mettermi a dieta non riesco ad andare in palestra nonostante l'abbia già pagata sento troppo stress e non riesco più a gestire il mio tempo non so gestire la casa non so gestire i figli non so gestire il cane ho un progetto lavorativo in mente ma non so da che parte iniziare mi sento a disagio a parlare in pubblico vorrei imparare una materia nuova ma non ho la motivazione giusta ho un lavoro nuovo ma non ho la motivazione gli impegni mi sconfortano, non riesco a gestirmi sono infelice e non so perchè sento ansia ma non so perchè la mia vita è una noia, mi manca l’entusiasmo non parlo con mio fratello perchè non approvo le sue scelte ho la motivazione, ma non so gestire materialmente la mia nuova attività lavorativa i figli vanno male a scuola e mi sento responsabile non ho abbastanza autostima per crescere professionalmente non ho abbastanza autostima per emergere nella mia relazione sentimentale non ho abbastanza autostima per emergere nel mondo del lavoro non capisco se la mia famiglia mi motiva o mi influenza riconosco di avere limiti mentali che mi impediscono di agire liberamente mi hanno assegnato un lavoro più motivante ma ho paura di sbagliare non trovo lavoro e non ho motivazioni il fidanzamento mi fa sentire in gabbia la singletudine mi fa sentire solitudine vorrei andare in vacanza in autonomia ma non ho il coraggio non riesco a concentrarmi ho difficoltà a stabilire la priorità nonostante la motivazione nel lavoro non riesco a restare focused quando ho problemi sentimentali sto passando un periodo di negatività e vorrei uscirci sono sottoperformante e vorrei migliorarmi mi iscrivo a quel corso oppure no? mi iscrivo all’università oppure no? vorrei vivere in un'altra città ma non ho il coraggio vorrei cambiare casa ma non so dove vorrei migliorare il mio modo di comunicare agli altri il mio disappunto vorrei imparare a dire no vorrei imparare a praticare una comunicazione più assertiva con il mio capo vorrei superare la sindrome dell’impostore e iniziare a farmi pagare giustamente per il mio lavoro vorrei migliorare la qualità dei rapporti familiari vorrei migliorare la qualità dei rapporti con i colleghi vorrei migliorare la fiducia in me stesso vorrei migliorare il mio tempo libero voglio sviluppare sicurezza in me voglio sviluppare la determinazione voglio sviluppare il senso di responsabilità etc. è un elenco vario, casuale, di situazioni che disturbano e che il Coach ci aiuterà a focalizzare, rendere tangibili, a circoscrivere il campo di azione e a trovare dentro di noi le risorse necessarie alla soluzione.
23 mar, 2023
Tra le frasi che alimentano i luoghi comuni sul coaching ce n’è una piuttosto tagliente: “Beh, ma se devo parlare con qualcuno, parlo con un amico che almeno mi conosce già” Perché parlare con un amico non è una sessione di Coaching... Quando affrontiamo con un amico una questione per noi importante, sappiamo che questa persona conosce la nostra vita, i nostri desideri, le nostre ambizioni, i nostri dubbi, etc… Dando per scontato queste cose, durante la conversazione omettiamo queste informazioni. Non le ripetiamo, non vogliamo essere pedanti. Un principio fondamentale del Coaching, invece, è Ascoltarsi. Elaborare i pensieri ed esprimerli a voce alta è un processo di autoanalisi potentissimo. Mentre omettiamo i nostri ragionamenti a voce alta, ci togliamo una grandissima opportunità: Impediamo alle nostre orecchie e quindi al cervello di ascoltare la nostra storia “dall’esterno”. La posizione “esterna” (detta Meta) sviluppa una elaborazione immediata e più obiettiva. Parlate mai da soli? Ascoltate la vostra voce mentre esprime felicità? Ansia oppure disperazione? è davvero un'esperienza introspettiva essenziale, illuminante. Vi permette di ri-elaborare le vostre percezioni e quindi di agire in modo diverso. Un altro motivo per il quale parlare con un amico non è una sessione di Coaching è la sua posizione percettiva. Una persona che ti vuole bene non riuscirà quasi mai ad ascoltarti senza esprimere un giudizio. Per questo spesso scegliamo persone simili a noi per determinati argomenti. Per esempio parliamo con l’amica single delle nostre esperienze amorose, parliamo di lavoro con i colleghi, parliamo di shopping con chi ha i nostri stessi gusti e possibilità economiche e parliamo di figli con i nostri genitori. Temi diversi per persone affini alle nostre opinioni. Ma in questo modo come ci mettiamo in discussione? Come risolviamo quella questione che dal nostro punto di vista sembra insormontabile? Il Coach non ha una opinione, non esprime un giudizio, a lui interessa il processo mentale per affrontare una questione, non la questione in sè. Il Coaching non è chiedere l’opinione di un esperto in una materia precisa, per essere giudicati e consigliati, ma chiedere di essere guidati/accompagnati in un processo di pensiero laterale, il pensiero che parte da noi ma prende una strada diversa da quella tradizionale, logica, consequenziale. Un altro motivo per il quale un amico non è un Coach è che difficilmente, quasi mai direi, un amico non ti consiglia cosa fare. Chi ti vuole bene ha a cuore la tua serenità, il tuo comfort e tenderà sempre a cercare di aiutarti a prendere la decisione che per lui è migliore per te. Quella meno “faticosa”. Lo so che qui qualcuno dirà: “ma va, io per esempio se un amico mi chiede un consiglio dico sempre -fai quello che ti senti- non mi prendo la responsabilità di dire cosa fare” . Appunto! - Fai quello che ti senti - significa: continua a fare quello che hai sempre fatto! Ti predispone a scegliere il pensiero tradizionale. Il Coach, invece, si prende la responsabilità del metodo ed è consapevole, per gli studi fatti sul comportamento umano, che tu sei custode delle tue risorse. Risorse infinite, magari già utilizzate in passato, da dissotterrare, oppure nuove, da stimolare per uscire dal circolo vizioso degli eventi che ti preoccupano. L’amico ti perdona le debolezze. Non ti vuole vedere faticare, ravanare dentro di te per mettere in ordine la tua “cassetta degli attrezzi” (le tue risorse). Non ti vuole sognatore! Teme che tu possa cadere “volando alto”. Il Coach invece, pensa che dietro la fatica c’è la costruzione di un metodo solido, che una volta acquisito è utilizzabile per tutte le difficoltà che incontrerai, un mezzo personale dal quale attingere forza e coraggio. L’immaginazione che ti fa “volare alto” è uno strumento potente di PNL per immedesimarsi nell’obiettivo e fare già un passo in avanti. Il meraviglioso amico ti vuole come sei, perché tu così sei perfetto, perfetto per lui! Ti ama, ti ha scelto, difficile per lui allenarti ad avere un punto di vista diverso. Il Coach, invece, vede in te un libro nuovo da leggere, da scoprire e dal quale trarre meravigliosi insegnamenti.
22 mar, 2023
Spesso, ovviamente, mi capita di rispondere alla domanda: Che cos'è il coaching? Dopo la mia risposta, che potrete leggere nella pagina “Il Coaching” del sito, la seconda domanda è: Aaaah… Ok… Quindi? Bene! Quindi: Iniziare un percorso con un Coach significa impegnarsi per un cambiamento. Un cambiamento che vuole il Coachee, non il Coach! Significa, in senso pratico, pianificare tempo specifico per riflettere, applicarsi in attività concordate con il Coach, agire in modo diverso, più creativo del solito, mettersi davvero in discussione. Significa anche non dire mai frasi tipo: “ma io sono fatt* così”, “ho sempre fatto così” . E’ un percorso che presuppone impegno e serietà, inversamente proporzionali alla propria attitudine al cambiamento, per questo si sottolinea che la responsabilità del Coachee è proprio il risultato. Schematizzo, invece, la responsabilità del Coach: il processo. Incontro PRE-INTAKE Ci conosciamo e decidiamo se possiamo intraprendere la nostra partnership. Cosa ti ha portato a contattarmi? L’obiettivo del Coachee può essere quasi di qualsiasi tipo, scrivo quasi perché il Coach non è uno Psicologo, Psicoterapeuta, Consulente esperto in una materia specifica, etc. Se individua un campo di interesse non affine alla sua attività ha il dovere di comunicarlo al Coachee. Può essere utile in ambito di relazioni interpersonali, lavorative, di crescita personale. Nelle pagine del sito Partner in Brightness e Attivatore di Business, ho inserito alcuni spunti per riconoscere obiettivi “da Coaching”. Sono il tuo tipo di Coach? Ti vado a genio? Iniziamo! Incontro INTAKE Ti aiuto a definire l’obiettivo in modo molto specifico. In coachese si dice Smarterizzare. Più abbiamo le idee chiare, più la strada è agile. Esploriamo il tuo contesto lavorativo e/o personale, facciamo chiarezza sugli scenari che ti mettono in difficoltà e quelli che invece fanno affiorare le tue risorse. Iniziamo un lavoro specifico, che ti porta a riflessioni lucide e fondamentali per il processo di cambiamento. Dovrai essere onesto con te stesso e aperto all’esplorazione profonda. Potrei farti la stessa domanda più e più volte. Sei paziente? Hai voglia di ravanare nei tuoi pensieri? Assieme proveremo ad abbattere i tuoi limiti mentali, naturalmente ereditati dalla cultura, la famiglia e il contesto sociale. Insieme cercheremo di attivare il pensiero laterale, quel processo mentale, infantile e libero, che è parcheggiato dietro l’adultità. Da 3 a 6 incontri ONGOING “Qui c’è la ciccia!” Nelle sessioni di Ongoing si svolge il cuore del processo. Vedere le proprie questioni da un punto di vista diverso richiede allenamento. Il Coach utilizza gli strumenti del mestiere per accompagnare il Coachee verso l’obiettivo. In pratica, esistono tecniche strumentali alla focalizzazione dei propri valori e delle proprie competenze. A seconda dell’obiettivo originario si lavora in un dato campo di azione. Alcune attività svolte sono: individuazione di obiettivi intermedi, sperimentazione di nuovi comportamenti, generazione di consapevolezza e presa di coscienza delle risorse disponibili. Incontro FINALE Come siamo andati? Quali sono i nuovi apprendimenti per proseguire in autonomia? Misuriamo concretamente gli avanzamenti fatti e mettiamo in ordine “gli attrezzi” (le risorse personali) per affrontare con serenità e tenacia i prossimi passi. Proiettiamo i valori positivi individuati verso azioni future. Concordiamo tecniche di mantenimento della risorsa. Non ti mancherò, vedrai! Ora sai dove andare a prendere da solo quello che ti serve. Anche il mio obiettivo è stato raggiunto: renderti autonomo! Le sessioni richiedono serietà, auto-analisi, immaginazione e puntualità. Hanno durata media utile di 45 minuti. Vengono pianificate con una scadenza di circa 10 gg. Questo è il tempo ottimale per favorire la concentrazione e per essere produttivi. Tra una sessione e l'altra bisogna avere il tempo per svolgere delle attività intermedie e scrivere la propria Agenda dei progressi. Detto questo, ogni Coachee è a sé, quindi il processo è personalizzabile. Ancora altri dubbi? A questo punto parliamone di persona!
21 mar, 2023
Ho vissuto tutta la mia esistenza pensando che un giorno, in un dato momento, in un dato luogo, possibilmente assurdo e inaspettato, avrei incontrato l’amore. L’amore quello “vero”, quello “della vita”, perché ognuno di noi è destinato ad un amore della vita. (pausa di perplessità) No?! Poi non fa niente se nel percorso della vita ti lasci, tradisci, ti tradiscono e non te lo dicono, incontri belle persone ma non funziona, fai figli…eh ma non era la persona giusta, divorzi, oppure stai assieme ma vai al supermercato truccata al meglio delle tue possibilità (si sa mai…) Insomma l’amore prima o poi arriva! Ho pazientato, ho aspettato con desiderio e speranza fino a qualche mese fa e poi finalmente è arrivato. è arrivato sul mio comodino il libro “L’arte di amare” di Erich Fromm. Il caro Erich lo ha scritto nel 1956 (maschilismo e omo-perplessità in un paio di pagine te lo ricordano), si è impegnato molto perchè è riuscito a farmi capire che tutte le favole che mi hanno raccontato da bambina servivano davvero solo per annoiarmi e quindi addormentarmi. Secondo lo psicologo, psicanalista e filosofo Fromm, l’Amore Assoluto non è una capacità innata ed istintiva, ma una vera e propria arte e, come tale, richiede un processo generativo e conservativo, possibilmente sistematico. è fondamentale partire da cosa si intende per Amore Assoluto. Non si intende amare una persona, un oggetto o noi stessi, ma Amare come atto di “dare se stessi". Dare e donare significano avere qualcosa da elargire e quindi essere traboccanti di quella cosa, sovente vita e gioia. Dare è prestanza, potenza. Non vi sentite già meglio?! Più impettiti?! Torniamo all’esecuzione, alla seria disciplina da mettere in atto. Quando si vuole praticare un'arte, come per esempio l’uncinetto, si inizia con l’ apprendere la teoria , poi si fa pratica e in seguito non ci deve essere al mondo nulla di più importante. Ricordo che stiamo parlando di Amore Assoluto, non di dedicarsi anima e corpo ad un essere umano in particolare.Tuttavia, una volta imparato ad amare in assoluto, sarà più facile restare in uno stato permanente di innamoramento con qualcuno, perchè di questo si parla, non dell'i nnamoramento istantaneo, per quest'ultimo non ho ancora letto un libro, so che succede al supermercato tanto quanto su Tinder e, se poi lo si ritiene meritevole, si eseguono le istruzioni di Erich. Di seguito l’elenco da stamparsi dietro alla cover del telefono e consultare quando in una relazione appagante ci si ritrova in un momento di stallo o perdita di entusiasmo: Concentrazione (focus, sensibilità per le proprie percezioni, autoanalisi, capacità di guidarsi con padronanza) Pazienza Attività (intesa come sforzo, ”darsi da fare”) Coraggio Supremo interesse (superamento del narcisismo vs obiettiva percezione degli altri) Umiltà Fede (razionale) nell’amore La disciplina è l’unica vera azione verso lo stato totalizzante dell’Amore. Piccola nota: si presuppone che l’uomo sia emerso dal regno animale e quindi si sia reso consapevole. Ogni uomo (inteso come essere umano, non me ne vogliano le femministe o gli homobecerus che si sentono chiamati in causa) ha il dovere di porre la ragione davanti all’istinto, se vuole camminare eretto. Anche se non inserito nell'elenco sopra, Amare presuppone il Rispetto , altrimenti meglio optare per i passatempi manuali.
10 mar, 2023
“Non basta un raggio di sole in un cielo blu come il mare. Perché mi porto un dolore che sale, che sale. Si ferma sulle ginocchia che tremano e so perché. E non arresta la corsa lui non si vuole fermare. Perché è un dolore che sale, che sale e fa male. Ora è allo stomaco fegato, vomito, fingo, ma c'è. E quando arriva la notte, e resto sola con me, la testa parte e va in giro in cerca dei suoi perché. Né vincitori, né vinti, si esce sconfitti a metà. La vita può allontanarci, l'amore continuerà. Lo stomaco ha resistito anche se non vuol mangiare, ma c'è il dolore che sale, che sale e fa male. Arriva al cuore lo vuole picchiare più forte di me. Prosegue nella sua corsa, si prende quello che resta ed in un attimo esplode e mi scoppia la testa. Vorrebbe una risposta, ma in fondo, risposta non c'è. Il sale scende dagli occhi….. “ “La notte” interprete Arisa. La stessa, in un’intervista: «Il dolore esiste e ha una sua dignità. Spesso tendiamo a emarginare la sofferenza ma è sbagliato. La tristezza è un sentimento autentico come la felicità ed è giusto parlarne» Di questo vorrei scrivere, Emozioni tossiche Quello che mi ha sempre affascinato di questa canzone è il modo in cui mi fa “vedere” e percepire esattamente il percorso dell’emozione. Me la fa provare, rievoca quello che ho provato nella vita, più di una volta, come tutti noi: Il “dolore fisico” di un'emozione negativa, in questo caso della tristezza. L'attivazione fisiologica dell’emozione non avviene per tutti nello stesso modo ma, per chiunque, le emozioni si esplicitano e si manifestano nel nostro corpo come nella nostra mente. Semplificando, le emozioni si traducono in modo fisico: sono felice e quindi sorrido, sono triste e quindi piango. Stimolo- emozione-risposta fisica La risposta fisica, già per Darwin, era una questione universale: animali ed esseri umani funzionano nello stesso modo. A stimolo esterno rispondono con un'emozione che si trasforma in un'azione, una risposta muscolare. Negli esseri umani la manifestazione più immediata è l’espressione facciale. Persone di cultura differente rispondono alle emozioni primarie pressoché nello stesso modo. Ma quello che Arisa canta in “La notte” è lo step successivo, l’espressione corporea che influenza le funzioni dell’organismo. Il protrarsi nel tempo dello stato emotivo (sentimento) aziona una risposta fisiologica profonda. Senza la Ragione il sentimento può essere un'arma di autodistruzione potentissima. Riporto un paragrafo di Lesioni Personali di Margaret Atwood. …”Daniel le parlò dell’importanza dell’atteggiamento. E’ un mistero , disse. Non sappiamo perchè, ma aiuta, o sembra farlo. Ma cosa? Chiese lei. La speranza, rispose lui. La mente non è distinta dal corpo; le emozioni scatenano le reazioni chimiche e viceversa, ne sarà al corrente!? Dunque è colpa mia se c’è una recidiva? Soffro di un tumore della mente? Disse Rennie. Non si tratta di un simbolo, ma di una malattia, rispose Daniel con pazienza. E’ solo che per il momento non sappiamo curarla. Abbiamo qualche indizio, ecco. Stiamo cercando il fattore X. Ma prima o poi ci arriveremo, e la gente come me diventerà obsoleta. Le diede un buffetto sulla mano. Lei guarirà perfettamente disse. Ha una vita a cui tornare.”.... Le implicazioni del cogito… Leggendolo, mi sono tornati in mente fiumi di parole sulla chimica delle emozioni, sulle “malattie dell’anima” e sull’influenza della mente sulla guarigione. Diversi anni fa, ho avuto un’esperienza personale, ma indiretta, in cui la forza di volontà ha sconfitto un’infezione letale. Lo dico con convinzione, l’ho “sentito”, l’ho vissuto: la mente ha un potere enorme. A parte la mia esperienza, esistono studi scientifici concreti. Già prima degli anni ‘90 la letteratura scientifica affrontava con chiarezza l’argomento. Al di là delle argomentazioni emotive, oggi si può dimostrare scientificamente il nesso tra Mente e Corpo, anche senza scomodare Cartesio e il suo Dualismo, per il quale la mente è un elemento ben diverso e separato dal Corpo (pensiero e linguaggio Vs meccanica del movimento) ma è bene ricordare, che prima della sua morte mise tutto in dubbio con lo scritto: Le passioni dell’anima. In sostanza, scegliere cosa pensare è sempre cosa sana e giusta.
29 dic, 2021
è evidente, in una grande fetta della popolazione “connessa”, esiste la necessità spasmodica di condividere, documentare i propri gusti, pensieri e di “esserci” sui social. Molte persone quando compiono un gesto, anche il più banale, sentono l'esigenza di esporlo al pubblico. Alla base c’è un disperato bisogno di feedback!
28 dic, 2021
Molte aziende strutturate, oggi, sono sensibili all'argomento "intelligenza emotiva", si impegnano affiancando coach ai propri dipendenti e pagando corsi che affrontano questo argomento. Ma chi lavora percepisce la bontà dello sforzo?! Questi corsi vengono "subiti" oppure "accolti" come miglioramento personale?!
26 dic, 2021
Sottovalutiamo quanto sia interessante la lettura dei nostri messaggi, pensieri, appunti. Mandiamo migliaia di whatsapp, ore di vocali, ma ci rileggiamo mai?! Riascoltiamo le nostre parole quando facciamo riflessioni con un telefono in mano?!
26 dic, 2021
Ho un bellissimo alicorno in mezzo alla fronte. Qualcuno lo ammira, lo trova interessante e non smette di starmi vicino. Qualcun altro lo trova spaventoso e qualcun altro ancora, non lo vede neanche. Quello che importa è come lo vedo io: un oggetto unico e prezioso.
10 nov, 2021
Seth Godin: guru mondiale del marketing, è uno dei più autorevoli pensatori nell'attuale panorama dell'economia e del management. Si occupa di marketing , leadership e cambiamento. I suoi numerosi libri propongono diverse idee per ottenere successo nella vita professionale e in quella privata.
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